Di Paolo Bertoli 

Cari colleghi, cari lettori
sono certo che ognuno di noi, facendo un esame critico dei modelli organizzativi della propria azienda, potrebbe evidenziare molti aspetti che denotano un certo grado di trascuratezza organizzativa. Eppure le imprese sostengono molti costi per la messa a punto della propria organizzazione. Basti pensare alle rilevanti spese per la messa a punto dei modelli organizzativi di cui al D.Lgs. 231 ed alle molte leggi che richiedono, o prescrivono, adempimenti e controlli dei comportamenti aziendali. È indubbio che se l’organizzazione aziendale non è a punto, inevitabilmente la qualità dei servizi resi ai clienti ne viene penalizzata.
I treni arrivano in ritardo, l’assistenza sanitaria non è adeguata, la merce non viene consegnata nei tempi corretti, si spendono tempo ed energie per la gestione degli errori, si duplicano attività, si gestiscono le transazioni in maniera non efficace. Se confrontiamo la situazione del nostro Paese rispetto ai nostri vicini, si nota un superiore grado di inadeguatezza organizzativa. Perché ciò accade? E cosa devono fare le imprese?
Generalizzando, occorre rilevare una minore sensibilità alle tematiche legate all’organizzazione ed una tendenza ad attuare i provvedimenti organizzativi richiesti dal sistema normativo solo da un punto di vista formale e, soprattutto, con un approccio non integrato. Ecco che le aziende si dotano dei “modelli organizzativi 231”, trascurando il fatto che essi non sono altro che una “vista logica” di ampi modelli organizzativi dell’impresa.
L’approccio “norma” come driver per la modifica dell’organizzazione al fine di essere complianteè scarsamente efficace, perché non consente di avere una visione integrata dell’organizzazione aziendale. È indispensabile, quindi, che le imprese attuino un approccio basato sull’organizzazione interna ed integrato, ovvero provvedano a disegnare e descrivere i processi osservando i diversi aspetti collegati alla compliance, alla valutazione dei rischi, al sistema dei controlli interni, alla performance. La competitività dell’impresa, infatti, non si basa solo sulla qualità del prodotto offerto, ma sempre di più sul livello di servizio ad esso collegato. È, quindi, forse opportuno dedicare una porzione dei propri investimenti ad una migliore messa a punto della “nostra macchina”.

 

Editoriale pubblicato sulla rivista ANDAF di Ottobre 2007