Di Paolo Bertoli 

L’agenda dei lavori dell’Unione Europea prevede ormai dal 2014 un progetto di innovazione e sviluppo delle nuove tecnologie volto a rilanciare il settore industriale e a promuovere quello che è stato definito il “Rinascimento dell’Industria”. Nel panorama della quarta rivoluzione industriale, quella che si muove sui binari della digitalizzazione e che ha richiesto dei tempi incredibilmente brevi se messa in relazione alle prime tre, bisogna necessariamente tenere il passo con un mercato globale, dove i Paesi in via di sviluppo stanno investendo maggiormente nell’istruzione e nella ricerca al fine di coprire il divario che li separa dagli altri attori economici attraverso lo sviluppo tecnologico.
Il Rapporto Annuale sull’Innovazione del 2016, redatto dalla Fondazione per l’Innovazione Tecnologica COTEC, analizza i dati della spesa in R&S in Italia, ponendoli in relazione con il panorama europeo e il modello proposto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). L’obiettivo è analizzare il c.d. “Ciclo della Conoscenza”, dalla sua produzione attraverso la R&S all’attualizzazione delle sue potenzialità in termini di innovazione.
Stando al rapporto della Fondazione, in Italia la distribuzione della spesa in R&S tra i diversi settori che la effettuano vede come principali finanziatori imprese e Istituzioni private di ricerca no profit, con il 56,6% del totale nel 2009 e il 56,9% del 2013. A seguire l’Amministrazione Pubblica e le Università, settore questo che dal 2009 al 2013 ha purtroppo registrato un costante e significativo calo (dal 30,3% nel 2009 a 28,2% nel 2013).
Sia in Italia che in Europa, l’investimento privato in R&S risulta maggiore rispetto a quello pubblico, con una flessione negli anni 2012 e 2013 in coincidenza del peggioramento del contesto finanziario. L’università, ad esempio, in percentuale sulla spesa totale passa da 30,5% nel 2008 a 28,6% nel 2011-2012 e a 28,2% nel 2013.
La poca incisività del settore pubblico nei fondi investiti in R&S determina inevitabilmente un rallentamento nel “Ciclo della Conoscenza”. Ne consegue infatti un minore coinvolgimento di capitale umano (si pensi, ad esempio, alla capacità di mantenere e attrarre le eccellenze), da investire sia nello sviluppo della conoscenza che nella trasformazione della c.d. conoscenza implicita in conoscenza esplicita, ovvero fruibile in concreto per innovare. Fondamentale è infatti applicare la ricerca per la messa a punto di innovazioni tecnologiche competitive ed efficienti che possano essere introdotte sul mercato.
La capacità di un Sistema nazionale di generare conoscenza, e quindi innovazione, dipende in larga parte dalla cosiddetta social innovation, ovvero dalla propensione del sistema sociale stesso ad adottare comportamenti e pratiche favorevoli all’innovazione. Tali comportamenti favorevoli possono essere influenzati e innescati da politiche pubbliche orientate in tal senso. Là dove manchi un intervento dell’Amministrazione Pubblica o, ancor meglio, dell’Università, il capitale umano presente in potenza nella società rischia di non aver stimoli sufficienti per essere messo a frutto. L’importanza del “capitale umano” inteso come «la popolazione in età lavorativa di un Paese e il complesso di know how (istruzione, abilità e formazione) incorporato nei lavoratori» è ormai il focus delle moderne teorie dello sviluppo economico e la sua adeguatezza rappresenta la vera sfida nel panorama della quarta rivoluzione industriale.
In molti casi, i profili degli attori coinvolti nell’Industria 4.0 sono quelli di giovani talentuosi, non necessariamente provenienti da Istituti di ricerca, sicuri di sé e aperti a speculazioni rischiose. I giovani talenti possono aiutare le grandi imprese nello sviluppo di tecnologie, anche dirompenti, e nella loro applicazione, mettendo in discussione il sistema di produzione tradizionale e rendendo – con nuove soluzioni e con un nuovo approccio – l’azienda nuovamente competitiva. Oltre il loro contributo alle grandi realtà imprenditoriali, essi producono innovazione attraverso piccole aziende in grado di concepire e sviluppare prodotti che incorporano un alto valore semantico (comunicativo), e di trasferire questo valore in una produzione di “massa”.
In termini di produzione e applicazione di Conoscenza e Innovazione il PoliHub, l’Incubatore del Politecnico di Milano, è un esempio perfetto. La sua missione è stata recentemente orientata a fornire a giovani innovatori (studenti, ricercatori e tecnici), che si rivolgono a questo Distretto, gli strumenti per trasformare le loro idee in un’attività concreta, sia dando vita a start-up che trovando spazio in joint venture con imprese affermate. L’apporto del PoliHub non si limita a fornire consulenza per la progettazione teorica, ma opera prevalentemente nella ricerca di una collocazione sul mercato del prodotto ideato e di possibili acquirenti. Il PoliHub ha visto, nella crescente domanda da parte di grandi compagnie di avere accesso a risorse esterne per sviluppare e implementare la discontinuità nel loro modello imprenditoriale, lo spazio per lanciare il progetto “Call for Ideas”, ovvero un’iniziativa per raccogliere le migliori idee innovative in ambiti specifici, che fornisca anche tutti gli strumenti culturali e metodologici per concretizzarle. L’obiettivo è quello di selezionare tra tutte le start-up con il maggior potenziale, e di avviare così una collaborazione che permetta loro di svilupparsi e trovare collocazione sul mercato.
Infine, la produzione e diffusione di Conoscenza, la trasformazione della stessa in business project e innovazione tecnologica, così come l’attenzione al training e alla formazione, mettono in luce la stretta connessione tra il capitale umano e il capitale economico e la loro indispensabile collaborazione per un vero “Rinascimento dell’Industria”. È auspicabile che l’impegno di questo importante ateneo italiano sia seguito da altri esempi virtuosi, sempre a patto che lo Stato del nostro Paese faccia la sua parte mettendo a disposizione le risorse necessarie!

Articolo pubblicato nella rivista ANDAF di Aprile 2017