Di Paolo Bertoli
(dal web, e dal Sole 24 Ore)
Si allarga la platea delle imprese che attendono i pagamenti delle amministrazioni: il 77% delle aziende che lavorano con i Comuni denunciano ritardi cronici dei pagamenti, edilizia e sanità i settori più colpiti.
Sono migliaia le imprese che si muovono, per problemi di liquidità, sull’orlo del baratro. Nel solo settore delle costruzioni «sono 30 mila le imprese del settore che vantano crediti scaduti con le Amministrazioni Pubbliche» conferma l’Ance, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili.
Nel settore delle forniture – dove a soffrire maggiormente è il comparto sanitario – l’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici aveva stimato intorno ai 37 miliardi l’ammontare totale del credito vantato dalle imprese appaltatrici nel 2009, cifra citata anche nel decreto “Salva Italia” ma di gran lunga inferiore ai 64 miliardi calcolati nel 2009 da Bankitalia, e considerati ancora attuali da via Nazionale. Quello di Bankitalia è il dato più accreditato anche a livello di Governo, come ha confermato il ministro Corrado Passera parlando a Bruxelles di 90/100 miliardi di debiti: tra i 60 e i 70 miliardi sono i crediti commerciali, mentre 30 miliardi circa sono i crediti fiscali.
Desta stupore l’approccio di alcuni enti locali (ad esempio Regione Lazio) che propongono alle imprese di sottoscrivere accordi che prevedono la rinuncia agli interessi, la rinuncia ad azioni legali e, ancora, una riduzione della quota capitale, promettendo in questo modo un pagamento dei propri debiti in tempi non biblici! È una tendenza non accettabile e mostra in tutti i suoi aspetti più negativi, la criticità della situazione del nostro Paese.
Il Parlamento e il Governo cercano comunque soluzioni che almeno comincino ad affrontare il problema, ma al momento non esiste ancora niente di risolutivo.
Articolo pubblicato sulla rivista ANDAF di Aprile 2012