Di Paolo Bertoli 

Il lungo e travagliato iter della riforma del risparmio è stato completato, ed ora il DDL è diventato legge dello Stato (Legge n. 262 del 28 dicembre 2005).
Molte le novità che intervengono sul nostro Codice Civile e Penale, sul Testo Unico per l’intermediazione finanziaria e su alcune altre specifiche normative al fine di tutelare meglio gli in- vestimenti dei risparmiatori.
Maggiore partecipazione dei soci alla vita societaria; migliore trasparenza e informativa sui documenti contabili delle società controllanti, controllate o collegate residenti all’estero in paradisi fiscali; disciplina del conflitto di interesse nella gestione dei patrimoni; classificazione del grado di rischio degli strumenti finanziari; una nuova disciplina per i piani di stock options; nuove regole di indipendenza per le società di revisione; riforma della Banca d’Italia e distribuzione delle competenze tra le varie Autorità; revisione delle norme e delle sanzioni sul falso in bilancio; nuove responsabilità dei direttori generali e dei dirigenti preposti alla predisposizione dei documenti contabili societari… sono questi i principali temi trattati.
Tutte queste normative, compresa la nuova legge sul risparmio, insistono – vorrei dire “pesano” – direttamente ed a pieno campo sulla nostra professione.
La quantità delle nuove leggi e riforme che hanno un diretto impatto sulle regole di amministrazione delle imprese, iniziata in Italia alcuni anni or sono con la riforma Vietti, sembra non avere più termine. E conseguentemente il “mestiere” di CFO (intendendo, con questa accezione, il maggior responsabile all’interno dell’impresa delle aree amministrazione, finanza e controllo) è profondamente cambiato e certamente ha assunto, per ampiezza e contenuti, via via una maggiore complessità.
A testimonianza di quanto è difficile oggi svolgere questa professione, è interessante rilevare – da una recente indagine IBM intitolata “Chief Financial Officers Study” che ha visto il coinvolgimento di oltre 900 responsabili nelle aree dell’amministrazione, finanza e controllo – che solo il 13% degli intervistati si ritiene “altamente efficiente” in almeno due dei tre aspetti che sono da loro stessi definiti i più importanti del proprio ruolo: fornire analisi sulle performance, fornire analisi sulla crescita aziendale, fornire analisi sui rischi finanziari.

Oltre all’assoluta necessità di conoscenza e approfondimento da parte del CFO su tutta questa imponente materia, è importante analizzare l’impatto che tutte queste norme (diritto societario, diritto tributario, 231, 626, privacy, principi contabili IAS/IFRS, internal dealing, market abuse, nuove regole dei mercati finanziari, ambiente, certificazione di qualità, Basilea 2, codici di autodisciplina e di comportamento, Sarbanes Oxley Act, ed ora le nuove responsabilità del CFO) hanno avuto e avranno nell’organizzazione interna aziendale, e di quanto sarà opportuno fare per evitare che questo eccesso di regolamentazione determini una scarsa efficacia, ovvero non siano raggiunte le finalità attese, e sia causa di inefficienze economiche rendendo le nostre imprese più deboli rispetto ad un mercato sempre più globale e competitivo.
Un sistema di governo delle imprese basato su troppe regole corre il rischio di essere, oltre che estremamente costoso, completamente inefficace!
È questo un tema importante che Andaf considera assolutamente prioritario e che, attraverso il Comitato Tecnico per la Corporate Governance, sarà scrupolosamente approfondito per aiutare le imprese ad individuare le soluzioni organizzative più adatte e per suggerire, sul piano legislativo, le opportune correzioni di rotta.

Editoriale pubblicato sulla rivista ANDAF di Gennaio 2006