Di Paolo Bertoli 
(dal Sole 24 Ore)

L’accesso al credito costituisce un problema reale e consistente per le aziende italiane, e con il nuovo anno la situazione diverrà ancora più critica. Dal 1°gennaio 2012, infatti, è prevista la cessazione della deroga concessa da Basilea 2 alle banche italiane riguardo la segnalazione degli sconfinamenti, il cui termine passerà quindi da 180 a 90 giorni.
Queste nuove regole determineranno inevitabilmente pesanti conseguenze sia per le imprese che per gli istituti di credito. Molte aziende potrebbero vedersi revocare le proprie linee di credito ed essere considerate insolventi dal sistema a causa della segnalazione a tutte le banche della presenza di crediti sconfinati.
Gli istituti di credito, avendo l’obbligo – una volta trascorsi i 90 giorni – di classificare i crediti sconfinati come “crediti deteriorati”, dovranno affrontare un aggravio dei requisiti patrimoniali richiesti e la necessità di nuovi accantonamenti. A questo si aggiunga che, con i nuovi termini di definizione, il tasso di default (uno dei principali parametri utilizzati dalle banche per calcolare i propri requisiti patrimoniali) potrebbe subire un incremento superiore al 15% – secondo le prospezioni dell’osservatorio del Crif – sui requisiti patrimoniali richiesti alle banche.
La direttiva comunitaria, almeno per il prossimo anno, prevede comunque un’eccezione: solo per crediti erogati da banche con sistemi di rating interni e limitatamente ai portafogli retail (persone fisiche e PMI con fatturato non superiore a 5 milioni di euro e un’esposizione nei confronti del gruppo bancario non superiore a un milione di euro) è prevista una ulteriore deroga al termine dei 90 giorni. Dal 2013 invece, secondo il testo attuale di Basilea 3 non ancora promulgato dal Parlamento europeo, il nuovo termine per la segnalazione degli sconfinamenti sarà esteso anche ai portafogli trattati a standard (con l’applicazione di rating esterni predefiniti) e a quelli trattati con il sistema di rating interno.
Per affrontare queste criticità l’ABI e le associazioni di categoria (Assoconfidi, Confagricoltura, Confedilizia, CIA, Coldiretti, Confapi, Confindustria e Rete imprese Italia) hanno firmato un documento congiunto nel tentativo di supportare le imprese con nuovi strumenti informativi, analisi di tutte le possibili linee di credito e soluzioni personalizzate per il rientro degli sconfinamenti.
È necessario immaginare forme tecniche di finanziamento sostitutive, anche se è difficile supporre che le banche, dovendo affrontare maggiori spese per la crisi sul debito, possano assicurare nuove risorse a imprese prive di un merito creditizio soddisfacente. I nuovi criteri stabiliti dall’EBA(European Banking Authority) per la quotazione dei titoli detenuti dalle banche al prezzo di mercato (e non più al prezzo di realizzo), non fanno che peggiorare la situazione dei nostri istituti di credito svalutandone il capitale a ridosso dell’aumento dei requisiti di patrimonializzazione europei.
Per questo istituti bancari, Confidi e imprenditori hanno chiesto alla Banca d’Italia elasticità nel recepimento e nell’applicazione dei princìpi di Basilea. Il segretario nazionale Federconfidi, Antonio Lo Monaco, ha spiegato che i Confidi faranno in modo di garantire prestiti-ponte alle imprese per i 90 giorni persi con le nuove tempistiche, in modo da evitare un’ulteriore riduzione dei crediti erogati.

Articolo pubblicato sulla rivista ANDAF di Gennaio 2012