Di Paolo Bertoli
(dal Sole 24 Ore)
Appena qualche giorno prima del discorso di Mario Draghi, nel corso dell’Assemblea annuale di Confindustria – alla presenza dello stesso Governatore della Banca d’Italia, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dei Presidenti di Camera e Senato e di molti ministri – Emma Marcegaglia ha affermato che il decennio alle nostre spalle è andato di fatto perduto sulla strada dello sviluppo, ma nonostante ciò l’Italia ha le potenzialità per crescere: «Non siamo un Paese alla fine, siamo in grado e abbiamo tutte le forze di reagire per andare avanti». Dure le sue considerazioni nei riguardi della politica italiana, alle prese con fratture e problemi di leadership personali anteposti al bene del Paese. Basta con i conflitti insomma e massima attenzione alla crescita dell’Italia.
Il Presidente di Confindustria ha quindi enunciato la lista di promesse che l’attuale Governo non ha saputo rispettare: riforma fiscale, liberalizzazioni, semplificazioni, infrastrutture. L’Italia cresce poco soprattutto per mancanza di produttività. È in questa direzione che deve andare il Paese secondo Confindustria, che propone come principali leve per lo sviluppo il rilancio degli investimenti pubblici, la semplificazione del fisco, la riduzione degli oneri amministrativi, l’aumento delle politiche di liberalizzazione e una riforma delle norme che lo regolano.
Secondo Emma Marcegaglia, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha fatto bene a tenere su i conti, ma un taglio della spesa pubblica al netto degli interessi del 7% come indicato dal Governo «impone – a suo parere – un ripensamento della funzione dello Stato e riforme per la crescita». Bisogna tagliare la spesa pubblica ma altrettanto indispensabili sono le riforme. In particolare il Presidente di Confindustria ha rivolto un monito alla politica che, oltre a dimostrare compattezza e determinazione nell’affrontare le riforme necessarie, dovrebbe mettersi in discussione tagliando i propri costi e riducendo quindi i propri privilegi in un momento in cui tutto il Paese deve fare sacrifici.
Articolo pubblicato sulla rivista ANDAF di Luglio 2011